Eero Saarinen (Kirkkonummi, 1910 – Ann Arbor, Michigan 1961) è stato un architetto e designer statunitense di origine finlandese.  Il padre, Eliel Saarineen, architetto, emigrò nel 1923 negli Stati Uniti dalla Finlandia. Eero studiò scultura a Parigi e architettura a Yale dove si laureò nel 1934. Associatosi allo studio del padre a Detroit, fino al 1950 si dedicò soprattutto al design, progettando una serie di mobili in cui approfondì l’uso del legno curvato e delle materie plastiche. Il primo grande successo l’ottenne assieme a Charles Eames, come disegnatore di mobili. Nel 1941 i due vinsero un concorso bandito dal Museum of Modern Art ideando un sistema di contenitori e una sedia in compensato curvato. Nel 1943 iniziò la collaborazione di Saarineen con Hans e Florence Knoll che nella loro azienda, la Knoll International, offrivano a giovani designers generose occasioni per il loro lavoro. Sposò Aline Saarinen, che fu una nota storica dell’arte.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1950, Eero assunse la direzione dello studio, divenuto nel frattempo uno dei più importanti degli Stati Uniti, e diede alla progettazione un’impronta decisamente nuova, influenzata in modo particolare dalla più recente produzione di L. Mies van der Rohe.

Loja Saarinen house

La sua prima opera di grande impegno fu il Centro Tecnico della General Motors a Warren (Michigan), realizzato nel 1950-1956, in collaborazione con il padre, nel quale si avvertono le indicazioni del razionalismo industriale di Mies van der Rohe, ma in forme meno classicistiche. L’edificio è caratterizzato una tecnica di progettazione rigidamente basata su un reticolo modulare. Dello stesso anno sono la cappella e il Kresge Auditorium al Massachusetts Institute of Technology (1953-56), che segnano per Saarinen l’acquisizione di un linguaggio più coerente e personale, a discapito del purismo rarefatto e della coerenza formale che aveva raggiunto nel precedente organismo progettato per la General Motors. Dopo questi inizi, Saarinen compì uno sforzo per ridare valore e significato a una tradizione formale divenuta rigorosamente asemantica, reintroducendo nel patrimonio del movimento moderno ispirazioni formali diverse. dalla monumentalità autoclebrativa dell’ambasciata degli Stati Uniti a Londra (1956), passando per la vena romantica di derivazione scandinava delle forme sinuose e trsparenti dell’edificio IBM a Rochester (1958), raggiungendo, negli ultimi anni, una sorta di ardito strutturalismo espressionista in quelle che sono le sue opere più famose: lo stadio per il ghiaccio della Yale University a New Haven, terminato nel 1958, un immenso dinosauro in cemento armato, espressivo non solo nella forma ma anche nello spazio interno, concluso da una grande volta sottile che ricopre l’edificio; il terminal TWA nell’Aeroporto internazionale John F. Kennedy a New York, iniziato nel 1956 e terminato postumo nel 1962, con le quattro sottili volte a forma di conchiglia in cemento armato precompresso, a formare un leggerissimo ed espressivo fascio d’ali in volo posato a terra, nel quale lo spazio interno è plasmato e modellato in ogni particolare; i laboratori Bells nel New Jersey (1957-62); il monumentale grattacielo per la CBS (Columbia Broadcasting System) e New York (1960-64) e l’arco del Jefferson Memorial sul Missisipi a Sain Louis (1959-64). L’ultima sfida di Saarineen fu l’aeroporto Dulles a Washington (1958-63), con la lunga cresta ricurva della copertura su linee di pilastri ravvicinati, pesanti e obliqui verso l’esterno.
Fra le opere di design più celebri ricordiamo la sedia ed il tavolo Tulip. Eero Saarinen, ideò il tavolo Tulip all’inizio degli anni 40 nell’ambito della ricerca promossa dal MOMA di New York intitolata “organic design in home furnishing collection”. Il tavolo e le sedie Tulip furono messe in produzione a partire dal 1956. La sedia e il tavolo Tulip rappresentano sicuramente le creazioni di maggior fama di Eero Saarinen e fotografano perfettamente la capacità del designer finlandese di abbinare forme, colori e materiali e la sua propensione al design minimalista.

Ph.by Balthazar Korab